Il progetto Gelmin ed il Governo Monti

Scuola, i precari già «bocciano» il concorso


Tullia Fabiani, l’Unità, 26 agosto 2012 

Un bando epocale, si dice, quello previsto per il prossimo 24 settembre: dopo tredici anni verranno messe a concorso 11.982 cattedre. Una decisione che suscita però preoccupazione e dissensi tra i docenti precari che nel frattempo hanno potuto contare solo su supplenze, contratti a termine, scorrimento delle graduatorie.

L’ultimo concorso infatti risale al 1999; nel frattempo regolamenti, corsi abilitanti, scuole di specializzazione, riforme, hanno cambiato di continuo il quadro di riferimento per gli insegnanti o aspiranti tali, costretti ogni volta a rimettere in discussione formazione e lavoro. Ora, il governo ha autorizzato (venerdì in consiglio dei ministri) il ministero ad assumere a tempo indeterminato entro il 31 agosto 22.000 persone tra dirigenti scolastici, personale docente, personale tecnico-amministrativo e direttori amministrativi, e poi ha annunciato il concorso che dovrebbe colmare un vuoto durato tredici anni e soddisfare, in buona parte, speranze e attese, di precari e neolaureati abilitati all’insegnamento.

La prova avverrà, per titoli ed esami, su base regionale, e sarà finalizzata alla copertura di 11.892 cattedre nelle scuole statali di ogni ordine e grado, risultanti vacanti e disponibili; altrettanti posti saranno poi messi a disposizione dal Miur attingendo dalle attuali graduatorie. «È il momento di prendere decisioni e fare scelte importanti per le nuove generazioni, evitando, come ha detto Monti, di rammaricarci per una “generazione perduta”», ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, intervistato da Il Messaggero.

Le risorse, «erano già state destinate, nessun ostacolo». Per quel che riguarda i tempi: «Una prova preselettiva a ottobre, con test uguali per tutte le classi di concorso – ha spiegato il ministro – cui seguiranno a gennaio la prova scritta e orale», in modo da consentire l’immissione in ruolo per l’anno scolastico 2013-2014. A questo primo bando ne seguirà un secondo entro maggio 2013, dicono dal ministero, disciplinato dalle nuove regole di reclutamento, in fase di preparazione. L’obiettivo è «portare in classe docenti più giovani, vicini ai nuovi insegnamenti, alle tecnologie avanzate».

Questo aspetto solleva forti perplessità: «Si intende ridare vita a un concorso che poi vedrà rinascere ulteriori graduatorie all’infinito? – chiede Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd – i precari delle graduatorie a esaurimento non sono “immeritevoli” e comunque non si capisce – continua l’esponente Pd – perché la scuola deve essere l’unico luogo dove l’esperienza viene considerata un disvalore. Si faccia un nuovo piano pluriennale – continua – per la stabilizzazione dei precari delle graduatorie e si dia avvio ad un nuovo reclutamento per quelle classi di concorso esaurite o in via di esaurimento, come quelle di matematica, scienze, e biologia. Occorre meno demagogia, a meno che non si voglia che la generazione perduta sia proprio quella dei docenti precari».

Anche per l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, deputato Pd, «il concorso ha ancora vecchie regole, la scuola ha bisogno di far esaurire le graduatorie permanenti. Serve una nuova metodologia di reclutamento: si bandisce un concorso, chi vince entra, chi non vince sa che o ci riprova o trova un altro lavoro», spiega. Altro capitolo è quello del sistema di valutazione delle scuole: tra le novità previste dal governo infatti anche «l’istituzione e la disciplina del Sistema nazionale di valutazione» attraverso tre strumenti: l’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), che coordina; l’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che sostiene le scuole nei piani di miglioramento e gli Ispettori, che collaborano nella fase di valutazione esterna delle scuole.

Un sistema che prevede una «autovalutazione degli istituti», ha spiegato Profumo. Il cui limite, secondo il Pd, potrebbe essere dato anche dalle poche risorse umane e finanziarie a disposizione. «È una bozza apprezzabile, ma ci sono varie incongruenze che cercheremo di correggere – dice Puglisi – una ad esempio per quel che riguarda i test Invalsi, speriamo che il governo sia aperto al confronto».

A rivendicare presunti meriti è invece il Pdl: «Corretta la scelta di puntare sulla valutazione in continuità col governo precedente – ha commentato l’ex ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini – e positivo il concorso che però non deve creare false aspettative perché i numeri della scuola restano quelli decisi con i tagli». 

Mentre Fabrizio Cicchitto attacca: «Notiamo la disinvoltura con la quale il ministro Profumo è intento a tagliare il nastro di una riforma tutta costruita dal precedente governo Berlusconi». Chiarezza «sulle modalità e i destinatari» del concorso chiede il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, perché questo reclutamento «non avvenga a scapito dei precari». E proprio loro si scatenano sul web a colpi di post: «No al nuovo concorso nella scuola», scrivono e lanciano una raccolta di firme che «diffida» il ministro dal bandire il nuovo concorso.




 “Ma prima devono assumere noi vecchi precari” 

La Stampa 26 agosto 2012 

Sommersi e salvati. Per gli insegnanti che hanno partecipato al concorso del ’99, il nuovo bando promesso dal ministero è tutt’altro che una bella notizia. Monica Anna Sola, precaria di 34 anni, sposata con due figli, fino a ieri era a un passo dall’assunzione. Ma ora, «le speranze volano via. E’ un’ingiustizia incredibile – dice -. Mi chiedo, se ci sono posti disponibili perchè non li danno a noi? Logica vuole che prima si esauriscano le graduatorie esistenti, poi se ne facciano di nuove». 

La torinese Anna Sola è ben piazzata nell’elenco dei «senza cattedra». Ha circa 400 persone davanti, non tante a livello regionale, se continuano ad immettere in ruolo docenti con la frequenza degli ultimi anni. Ma la parola data dal ministro Profumo di aprire le porte ai giovani della scuola suona per lei come una beffa. La sua preoccupazione è che i nuovi arrivati scalzino lei e gli altri del vecchio concorso. Spiega: «Potrebbero passarci davanti, perchè di solito il nuovo bando annulla quello precedente».

Le conseguenze potrebbero essere due, anche se la situazione non è ancora stata chiarita ufficialmente dal ministero: «Credo ci sia l’ipotesi che dobbiamo rifare il concorso, il che sarebbe assurdo e iniquo, visto che il nostro esame di abilitazione l’abbiamo già dato. In alternativa, stabiliranno che fare di noi, con regole ad hoc». Insomma, un’intrigata faccenda di burocrazia, che ha assai poco a che fare con una scuola snellita delle elefantiache modalità di reclutamento. Basti pensare al metodo con cui gli uffici scolastici regionali stanno chiamando all’appello i futuri insegnanti, in questi giorni, dopo l’annuncio di Profumo delle 20 mila assunzioni a livello nazionale. Trattandosi di docenti che hanno concorso molti anni fa, i dati a disposizione dell’amministrazione per ripescare gli aventi diritto sono giusto l’indirizzo di casa e un telefono fisso. Sempre che il docente non abbia cambiato residenza, nel frattempo, o non abbia trovato un altro impiego, senza premurarsi di comunicarlo.

Altro che mail e chiamate via cellulare. Per rintracciare quelli come la Sola che sono in graduatoria dal ’99 si usa il telegramma. Ogni anno, ci vogliono mesi per ripescare gli insegnanti ai primi posti negli elenchi. E spesso, si incassano parecchie rinunce di chi ha gettato la spugna e ha deciso di cambiare lavoro.

«Temo che per me la gavetta delle supplenze giornaliere non finirà mai si sfoga l’insegnante -. Abito e lavoro a Torino da sempre, ma ho girato un numero indicibile di scuole in città e in provincia». A un soffio dalla chiamata, la porta per lei si è richiusa. Il suo appello si rivolge al ministro: «Si metta nei nostri panni e trovi una soluzione per quelli che aspettano di entrare da un’eternità. In questo modo, si alimenta solo il nostro disamore in un’istituzione, quella scolastica, in cui invece crediamo tutti i giorni, quando siamo in classe».
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